Investimenti rinnovabili, Italia 13esima nel mondo per attrattività

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Quai sono i paesi più attraenti per gli investimenti rinnovabili? Quali mercati offrono le maggiori opportunità di implementazione catalizzando i volumi finanziari più grandi? A rispondere a queste domande è come di consueto il Renewable Energy Country Attrattiva Index (RECAI), l’indice creato da EY che due volte l’anno aggiorna il suo andamento.

La nuova pubblicazione, uscita proprio in questi giorni, mostra come, nonostante la crisi pandemica, a livello mondiale gli investimenti rinnovabili siano cresciuti del 2% nel 2020. Mentre le installazioni sono aumentate del 45% rispetto al 2019, segnalando il tasso di crescita più veloce negli ultimi vent’anni.

Ma soprattutto premia premia ancora volta gli Stati Uniti, dal report di maggio 2020 al vertice della classifica RECAI; e prevede un ulteriore consolidamento della posizione USA sotto le nuove politiche verdi del presidente Biden. Seguono la Cina e l’India, confermando rispettivamente un secondo e terzo posto grazie al mantenimento delle loro condizioni normative e di investimento favorevoli. Balzo in avanti invece per la Francia: nell’Indice di novembre 2020 era settima, oggi è quarta. Parte del merito va alla mappatura delle zone eoliche offshore dove Parigi intende realizzare tramite aste 750 MW galleggianti. Più sotto il Regno Unito e la Germania, che si sono scambiati di posto in questi ultimi sei mesi. Quindi l’Australia, il Giappone, il Brasile e la Spagna.

Investimenti rinnovabili, Italia tra nodi e potenzialità

E l’Italia? Per incontrarla si deve scorrere la classifica RECAI fino alla 13esima posizione. In realtà si tratta di un passo avanti, avendo lasciato il 15° posto appena sei mesi fa. Un avanzamento attribuibile ai nuovi obiettivi verdi nazionali e al sostengo infuso al settore nel piano di ripresa (PNRR).

“Siamo di fronte a un momento cruciale per accelerare la transizione energetica del Paese”, commenta Giacomo Chiavari, EY Europe West Strategy and Transaction Energy Leader. “Ma per farlo è necessario consolidare e abilitare i driver di breve e lungo periodo in grado di incrementare lo sviluppo di energia prodotta a partire da fonti rinnovabili”. In questo contesto EY suggerisce alcuni settori dove concentrare l’azione per accelerare l’adozione dell’idrogeno verde in Italia. A partire ovviamente dalla riduzione dei costi partendo da un’evoluzione delle tecniche di produzione e delle economie di scala. E nel breve termine dallo sviluppo di aree di rifornimento per collegare un fascio di punti di consumo con uno o più punti di produzione previsioni. “Come terzo aspetto, risulta essenziale armonizzare la regolamentazione e gli incentivi in materia di idrogeno verde come realizzato nell’ambito del solare e dell’eolico che hanno raggiunto la grid parity in 20 anni”.