Gli ultimi dati Eurostat fotografano la situazione dei consumi energetici da fonti rinnovabili in Europa, restituendo un quadro ancora insufficiente.
Solo il 21,8% dei consumi viene da energie pulite, con un calo rispetto ai precedenti anni. Alla Svezia primato comunitario, mentre più della metà degli Stati UE è sotto la media.
Secondo gli ultimi dati Eurostat più della metà degli Stati Europei è sotto la media per i consumi di energie provenienti da fonti rinnovabili. Si tratta di uno scenario insufficiente rispetto alle esigenze della transizione ecologica, tanto più che la media di riferimento non solo è bassa (non arriva al 22%) ma ha anche registrato un calo rispetto agli anni scorsi.
La diminuzione è dello 0,3%, ed è la prima volta nella storia che accade, ma potrebbe derivare da una modifica della metodologia di calcolo.
Primato per la Svezia, con la quota più elevata di consumi di energie rinnovabili.
In Europa i consumi energetici provenienti dalle rinnovabili non arriva al 22%
La quota media di consumi rinnovabili in Europa è del 21,8%: sono numeri bassi, ci dice Eurostat, soprattutto alla luce dell’obiettivo del 32% entro il 2030 fissato dalla Direttiva 2018/2001 dell’11 dicembre 2018. I dati arrivano in una fase di intenso dibattito su come rafforzare il mercato comunitario di energie rinnovabili, con la proposta della Presidente della Commissione Von der Leyen di lavorare a un piano europeo contro l’inflazione che semplifichi gli iter burocratici e autorizzativi. Quello che è certo è che serve intensificare gli sforzi dei diversi paesi per restare entro i limiti imposti dal regolamento 2018/1999 sulla governance dell’unione dell’energia e l’azione per il clima, a maggior ragione visto che la Commissione nel 2021 ha già presentato una proposta di modifica volta ad aumentare l’obiettivo al 40%, per poi rilanciare nel 2022 al 45% attraverso REPowerUE.
I consumi rinnovabili in Europa nei diversi Paesi
Per quanto riguarda i singoli Stati, i dati Eurostat mostrano un primato della Svezia, che garantisce più della metà dei propri consumi energetici attraverso un mix di rinnovabili. La quota del Paese nel 2021 è del 62,6% e proviene da biomassa, idroelettrico, eolico, pompe di calore e biocarburanti liquidi. Al secondo posto la Finlandia con una quota del 43,1%, seguita dalla Lettonia, che consuma il 42,1% di energia rinnovabile, in entrambi i casi le fonti sono essenzialmente biomassa e idroelettrico. Il Nord Europa occupa tutta la prima parte della classifica, con l’Estonia al 37,6% e la Danimarca al 34,7% di un mix di biomasse ed eolico.
Spicca anche l’Austria, con il suo 36,4% di consumi energetici provenienti dalle fonti rinnovabili idroelettriche e dalle biomasse.
Ben 15 Paesi su 27 sono al di sotto della media, sono: Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia.
Bandiera nera per Lussemburgo (11,7%), Malta (12,12), Paesi Bassi (12,3), Irlanda (12,5) e Belgio (13%) che detengono le medie più basse di consumi energetici rinnovabili.
A cosa sono dovuti numeri tanto bassi? Secondo l’istituto statistico derivano dall’aumento complessivo dei consumi energetici verificatosi con la fine delle restrizioni Covid ma anche da una modifica nella metodologia di calcolo: fino al 2020 i dati venivano ricavati in base alla Direttiva 2009/28/CE (RED I), ma dal 2021 è entrata in vigore la DIRETTIVA (UE) 2018/2001 dell’11 dicembre 2018 sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili (RED II): il passaggio ha determinato un’interruzione della serie di dati tra il 2020 e il 2021.