L’analisi di Enver sulla transizione energetica in Europa: cala la produzione del carbone, nel 2022 sono cresciuti ancora i fossili ma si prevede un crollo nel 2023.
L’European Electricity Review 2023 di Enver elabora i dati della produzione elettrica nel 2022 e fornisce una serie di previsioni per quest’anno che fanno ben sperare per la transizione energetica.
A partire da settembre dello scorso anno c’è stato un calo costante della produzione di carbone; per quanto riguarda i fossili, se nel 2022 la produzione UE è salita di 3 punti percentuali, per l’anno in corso è previsto un crollo verticale di almeno 20 punti.
Dave Jones Responsabile Data Insights di Ember, ha spiegato così lo scenario: “L’Europa ha evitato il peggio della crisi energetica. Gli shock del 2022 hanno causato solo un’increspatura minore nell’energia del carbone e un’enorme ondata di sostegno per le rinnovabili. Qualsiasi timore di un rimbalzo del carbone è ora morto. La transizione del potere pulito dell’Europa emerge da questa crisi più forte che mai. Non solo i paesi europei sono ancora impegnati a eliminare gradualmente il carbone, ma si stanno anche adoperando per eliminare gradualmente il gas. La crisi energetica ha indubbiamente accelerato la transizione elettrica in Europa. L’Europa sta precipitando verso un’economia pulita e elettrificata, e questo sarà in piena mostra nel 2023. Il cambiamento sta arrivando in fretta e tutti devono essere pronti”.
La transizione energetica UE avanza
L’European Electricity Review prende in esame i dati disponibili sulla produzione e sulla domanda di energia elettrica nei 27 Stati membri. Il report, giunto alla sua settima edizione, mostra che dalla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina l’Europa sta uscendo accelerando la transizione energetica, mettendo definitivamente al bando il carbone e con buona prospettiva di archiviare anche le energie provenienti da fonti fossili, in particolare il gas.
Allo stesso tempo le rinnovabili continuano a crescere, incassando record su record, rappresentano il 22% dell’energia UE a fronte del 20% del gas e del 16% del carbone.
Proprio la crisi energetica ha però rallentato il processo di abbandono dei fossili, sul quale ha inciso anche la più grande siccità degli ultimi 500 anni che ha messo in crisi la produzione idroelettrica. Allo stesso tempo ci sono state diverse interruzioni della fornitura nucleare francese, mentre le centrali tedesche chiudevano. A causa di tutti questi fattori, sono mancati all’appello 185 Twh, il 7% della produzione elettrica UE nel 2022. Una parte di questo calo (cinque sesti) è stato compensato con eolico e solare e dalla diminuzione della domanda elettrica, ma per un sesto c’è stato il ricorso alle fonti fossili. In particolare, dati i prezzi più bassi, il carbone è cresciuto del 7% con la produzione di 28 Twh di energia in più rispetto al 2021, mentre il gas, che ha avuto costi più elevati, è cresciuto in maniera più contenuta (+0,8%).
Secondo Ember “poteva andare molto peggio: vento, solare e un calo della domanda di energia elettrica hanno impedito un ritorno molto più ampio al carbone”. L’aumento invece non è stato sostanziale, con l’1,5% di crescita la più inquinante delle fonti ha contribuito al 16% dell’elettricità in Europa, tenendosi al di sotto dei livelli del 2018.
Questo invece, secondo le previsioni dedotte dai numeri, sarà l’anno della transizione energetica: si riprenderà l’idroelettrico, tornerà il nucleare francese, l’eolico e il fotovoltaico cresceranno velocemente mentre la domanda continuerà a calare. Gli analisti sostengono che assisteremo a un calo inedito dei combustibili fossili, in particolare di carbone e gas.
Il 2023 sarà l’anno della transizione energetica
Gli ultimi quattro mesi del 2022 hanno registrato buone notizie per la transizione energica, con un calo del 6% della produzione di carbone rispetto al periodo settembre – dicembre 2021. La ragione centrale è la diminuzione della domanda elettrica, che è scesa del 7,9% nel quarto trimestre: solo il 18% delle 26 unità di carbone di emergenza è stato utilizzato, l’UE ha esportato 22 milioni di tonnellate di carbone extra ma ne ha usato appena un terzo. La tendenza negativa della domanda di energia elettrica è stata meno netta nei mesi precedenti a ottobre, e anche se il quarto trimestre 2022 è stato molto più caldo dello stesso periodo nell’anno precedente, la ragione non può essere solo questa. Secondo gli analisti un ruolo nel processo è stato ricoperto anche dalla scarsità percepita e da un senso di solidarietà dei cittadini, che li ha indotti a consumare meno in uno scenario di crisi energetica. Il 2023, secondo il documento, potrà portare la vera svolta per la transizione elettrica grazie alla crescita della produzione energetica derivata da pompe di calore, veicoli elettrici ed elettrizzatori installati nel 2022.
Il 2022 è stato anche l’anno dell’impennata del solare, con un aumento del 24% della produzione, corrispondente a 39 Twh, e del 47% delle installazioni, con 41 GW in più: grazie all’energia proveniente dal sole abbiamo risparmiato 10 miliardi di euro di costi del gas.
In ben venti Stati UE si sono toccate vette di produzione fotovoltaica mai raggiunte, con i Paesi Bassi in testa grazie alla produzione, per la prima volta nella storia, del 14% dell’energia a partire dal carbone solare. A ottobre in Grecia, per 5 ore al giorno, sono state utilizzate esclusivamente energie rinnovabili; il paese prevede di raggiungere il suo obiettivo di 8GW per il 2030 entro quest’anno. È la prima volta nella storia che eolico e solare partecipano all’elettricità in Europa per il 22%: la transizione energetica non è mai stata così vicina.
La crescita netta delle rinnovabili si associa alle previsioni di un crollo del gas: se nel 2022 c’è stata una crescita del 3%, gli analisti sono convinti che nel 2023 assisteremo a un ritorno del nucleare francese, a una crescita del 20% delle rinnovabili, una ripresa dell’idroelettrico e un calo progressivo della domanda. Gli unici freni all’archiviazione del gas potrebbero essere la crisi del nucleare dettata dal phase-out della Germania, ma che si verificherà un calo è certo: il gas, almeno fino al 2025, sarà più costoso del carbone.