Il progetto REGACE ha introdotto una nuova tecnologia: pannelli per l’agrivoltaico da montare all’interno delle serre, in grado di adattarsi alle necessità delle piante
L’agrivoltaico bifacciale per serre REGACE, frutto del lavoro e delle sperimentazioni di una cordata internazionale, è in grado di operare un tracciamento reattivo che adatta la sua azione alle esigenze delle piante, ai tempi e al clima in ogni stagione.
“Questa tecnologia consente non solo il duplice uso del suolo – come spiegato su Cordis – ma anche il duplice uso delle infrastrutture. Il design porta anche alla riduzione dei costi di costruzione e manutenzione […] Oltre all’impatto economico, ciò comporterà anche un significativo effetto positivo sulla sostenibilità ecologico-ambientale e una ridotta impronta ecologica”.
Un impianto agrivoltaico in perfetta sintonia con la popolazione delle serre
REGACE ambisce a sviluppare un impianto agrivoltaico in grado di operare in qualsiasi clima e in perfetta sintonia con la popolazione delle serre, aumentando la produzione delle culture e rendendo più economica quella energetica.
L’idea ha ricevuto un finanziamento Horizon Europe da 5 milioni di euro e vede al lavoro undici partner tra mondo della ricerca pubblica e privata, a capo dei quali c’è l’azienda israeliana Al-Zahrawy. I lavori di costruzione hanno preso avvio il 1 febbraio ma proprio in questi giorni la rete di partner si è riunita a Kafr Qara, città che ospita le serre della startup Trisolar, la cui tecnologia è alla base dello sviluppo di REGACE. Il prototipo di sistema agrivoltaico di Trisolar verrà sperimentato in piccole serre innanzitutto in Germania, Austria, Grecia e Israele.
I moduli di agrivoltaico per serre REGACE sono ideati con l’arricchimento di una tecnologia azionata da un PLC che li rende in grado di “rispondere” agli stimoli, modificando la loro angolazione a seconda delle necessità delle piante. Si tratta di un sistema facile da installare perché può essere appeso con le viti ai supporti della serra, ed è semi trasparente così da non limitare – per quanto possibile – l’illuminazione e favorire lo sviluppo delle colture.
Tra le ipotesi dei ricercatori c’è infine l’idea di provare ad “arricchire” le colture delle serre con l’integrazione di CO2: se dovesse funzionare, si potrebbe utilizzare il sistema di agrivoltaico anche in condizioni di scarsa illuminazione.