Tranquillità solo apparente nei mercati energetici, serve pianificare impianti a fonti rinnovabili per metterci al riparo da nuovi scossoni
Nel mese di marzo in Sardegna si sono registrate 85 ore con un prezzo sotto i 20 €/MWh e ben 42 con prezzo a zero, mentre Calabria, Sicilia e il sud hanno riportato 28 ore con il prezzo sotto i 20 €/MWh. In prospettiva ci si aspetta che il solar captured-price diminuisca sensibilmente all’aumentare della potenza fotovoltaica installata e potrebbe verificarsi la cosiddetta “cannibalizzazione” del prezzo, con diverse ore in cui i prezzi zonali diventano nulli o negativi e il prezzo di cattura del solare si riduce drasticamente. È quanto riporta l’ultimo report di ITALIA SOLARE sull’andamento dei prezzi del mercato elettrico.
“Ora più che mai è indispensabile pianificare gli sviluppi di nuova capacità da fonte rinnovabile, integrandola nel sistema e nel mercato energetico, così da disporre di forniture certe e convenienti. In particolare nelle ore di produzione da fotovoltaico il prezzo registrato in borsa (e quindi “catturato” dagli impianti fotovoltaici stessi) è scontato del 20% rispetto alla media giornaliera, fatto che dimostra l’assoluta competitività dell’energia solare nel contesto attuale e prospettico”, spiega Stefano Cavriani, Consigliere di ITALIA SOLARE e Co-coordinatore del gruppo di lavoro mercati dell’associazione.
Lo scenario
Dopo il crollo dei prezzi avvenuto nel corso della prima metà del 2020, dalla ripresa post-pandemia il mercato dell’energia ha registrato una costante salita. I prezzi sono esplosi da settembre 2021, con l’avvio della stagione termica 2021-2022, quando è risultata evidente la riduzione delle forniture di gas dalla Russia. L’invasione dell’Ucraina a fine febbraio 2022 ha infatti innescato una fase di assoluta incertezza e volatilità sui mercati energetici che, tra alti e bassi, è proseguita per tutto il 2022 con picchi di prezzo durante l’estate (giugno-settembre 2022) quando molti Paesi, in primis Italia e Germania, hanno inseguito ogni metrocubo di gas, a qualsiasi prezzo, pur di riempiere gli stoccaggi in vista dell’inverno 2022-2023. L’estate 2022 è stata caratterizzata da notevole siccità in tutta Europa, con la conseguente pesante riduzione della produzione idroelettrica e l’impossibilità di poter raffreddare adeguatamente le centrali termoelettriche ubicate lungo i fiumi. Alla fine del 2022 il prezzo medio dell’energia si attestava intorno ai 300 €/MWh e le aspettative per il 2023 e 2024 quotavano prezzi superiori ai 200 €/MWh.
Le temperature straordinariamente miti registrate per tutto l’inverno 2022-2023, insieme alla notevole riduzione del consumo da parte delle industrie, hanno determinato una caduta dei consumi di gas del 20-25% rispetto ai valori storci, che hanno determinato il crollo dei prezzi del gas che è passato da 130 €/MWh a 40 €/MWh in meno di 3 mesi.
Nonostante la perdurante siccità, nel corso del 1° trimestre 2023 il PUN medio è stato 157 €/MWh, circa il triplo di quello che era nel 2019 (52 €/MWh), un prezzo che rende ancora oggi conveniente la realizzazione degli impianti fotovoltaici sia a livello residenziale sia a livello industriale.
L’offerta di gas dalla Russia è calata dell’85%, ma gli approvvigionamenti via LNG (USA e altri fornitori internazionali, in parte dalla stessa Russia ‘sotto mentite spoglie’) consentono al momento di supplire e procedere senza tensioni particolari. Ma la competizione con l’Asia (Cina, Giappone, Sud Corea, India etc.) potrebbe innescare nuove impennate e il futuro resta incerto.
“La crisi però è tutt’altro che risolta e il nostro futuro energetico è ancora a rischio. Per esempio, uno dei motivi per cui in Italia i prezzi sono scesi è anche la massimizzazione delle centrali a carbone, voluta da un decreto del Governo Draghi, che consente a tali impianti di offrire in borsa energia elettrica a prezzo zero, anche se i costi di produzione vengono ovviamente recuperati in altre voci in bolletta”, spiega Stefano Cavriani, Consigliere di ITALIA SOLARE e Co-coordinatore del gruppo di lavoro mercati dell’associazione.
I prezzi della CO2
Il rialzo del PUN, avvenuto durante la seconda metà del 2021, è stato causato anche dal cambiamento del prezzo delle quote CO2 che, come si può osservare, è aumentato di 40 € circa tra aprile 2021 e dicembre 2021. Durante il 2022 tale prezzo è oscillato intorno agli 80 € per poi salire strutturalmente al di sopra di tale soglia durante il Q1 2023, sfiorando i 100 €, grazie ai segnali della ripresa economica europea. Negli ultimi mesi i prezzi dei futures dei permessi CO2 hanno addirittura superato i 100 €, raggiungendo i massimi storici.