fbpx
venerdì, Dicembre 27, 2024
Home Blog Pagina 39

Il futuro prossimo degli oneri FER nelle bollette italiane

Foto da Pixabay

Gli oneri FER nelle bollette italiane continueranno a calare. E parte del motivo è da cercare negli attuali alti prezzi dell’energia. Lo spiega ARERA nel rapporto sullo “Stato di utilizzo e di integrazione degli impianti di produzione alimentati dalle fonti rinnovabili e di generazione distribuita. Anno 2020-2021”. Il documento (pdf) riporta, tra le altre cose, anche i dati aggiornati sull’impatto degli strumenti di sostegno alle green energy, in termini di quantità di energia elettrica incentivata e di oneri coperti tramite le bollette elettriche.

Si scopre così che, escludendo i regimi commerciali speciali (ritiro dedicato e scambio sul posto), nel 2020 gli oneri fer sono arrivati a quota 11,5 miliardi di euro, per una quantità di energia elettrica incentivata pari a circa 62 TWh. Il dato, ancora di preconsuntivo, appare in lieve crescita rispetto 2019, nonostante la piccola riduzione dei volumi (-1,2TWh).

Il trend però è pronto a cambiare già da quest’anno. “Sulla base dei dati di stima aggiornati a metà settembre 2021, – scrive ARERA – i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili sono complessivamente attesi in riduzione, fino a circa 10,7 miliardi di euro (a sostanziale parità di energia complessivamente incentivata)”. Il motivo? Il caro energia. Gli attuali sistemi di sostegno delle rinnovabili italiane – feed in tariff o feed in premium variabili – agganciano infatti l’incentivo al mercato elettrico. Ciò permette di ridurre il costo associato in caso di un aumento dei prezzi con cui l’energia viene venduta sul mercato rispetto una specifica tariffa base.

Questo significherà che nel 2022 l’effetto sarà ancor più consistente. Dal momento che la quantità di energia incentivata con la tariffa ex certificati verdi è rilevante (circa 23 TWh) per l’anno 2022, il boom dei prezzi elettrici di quest’anno comporterà una altrettanto importante riduzione del costo di questi sussidi nel 2022 rispetto al 2021, stimabile in 1,17 miliardi di euro.

“Nell’ipotesi che il prezzo medio di mercato del 2022 sia pari a circa 108 €/MWh, si stima che i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili nel prossimo anno siano pari a circa 9,5 miliardi di euro, in ulteriore riduzione rispetto ai 10,7 miliardi di euro del 2021 e ai 11,5 miliardi di euro del 2020, a fronte dell’aumento stimato di produzione incentivata fino a circa 63,6 TWh”.

Indipendentemente dal mercato tuttavia, per gli oneri FER l’Authority stima una costante diminuzione dei costi imputabile al progressivo termine del periodo di diritto all’incentivo per alcuni impianti. In questo caso gli effetti più evidenti si avranno a partire dal 2023 e, ancora di più, dal 2027 (per la fine ti tutti i sussidi del secondo Conto Energia).

Fotovoltaico trasparente, vita più lunga con la “protezione solare”

università

Realizzato un nuovo design solare con un buon grado di trasparenza, che potrebbe coniugare alta efficienza di conversione con una vita trentennale.

Un innovativo fotovoltaico trasparente per finestre che generano energia.

(Rinnovabili.it) – Da sempre la ricerca solare ha seguito tre direttive: aumentare l’efficienza tecnologica, abbassarne i costi e migliorarne l’integrazione, soprattutto a livello edilizio. Da quest’ultima esigenza sono nati negli anni diversi progetti dedicati al cosiddetto “fotovoltaico trasparente”. Di cosa si tratta? Di celle solari capaci di trovare un equilibrio tra la necessità di produrre energia e quella di non ostacolare il passaggio della luce. Ottenere un simile compromesso potrebbe aprire le porte ad un futuro di centrali elettriche invisibili e perfettamente integrate nell’ambiente costruito; prodotti in grado di far crescere la capacità energetica verde senza consumare suolo.

In questo contesto una delle soluzioni più promettenti è legata all’uso di semiconduttori solari organici o a base di carbonio. In confronto al silicio, materiale numero uno del fotovoltaico commerciale, l’opzione organica offre diversi gradi di trasparenza e un costo di produzione notevolmente ridotto. Non solo. Può risparmiare fino al 90 per cento in peso di materiale rispetto la controparte inorganica. Tuttavia questo segmento fotovoltaico si scontra ancora oggi con un sensibile problema pratico: la durata.

Ora una nuova ricerca dell’Università del Michigan ha messo a punto un design cellulare in grado di offrire elevate efficienze con una vita massima di 30 anni.

 “Il solare è la forma di energia più economica che l’umanità abbia mai prodotto dalla rivoluzione industriale”, spiega Stephen Forrest, professore di ingegneria elettrica presso l’ateneo statunitense e capo della ricerca. “Impiegando il fotovoltaico trasparente sulle finestre, trasformeresti il duo edifico in una centrale elettrica”. La sfida raccolta dal team di Forrest era è stata trovare un modo con cui impedire la rapida degradazione dei materiali organici fotoattivi.

Generalmente la forza e la debolezza di questi composti risiede nelle molecole che trasferiscono gli elettroni fotogenerati agli elettrodi, i punti di ingresso al circuito elettrico. I migliori dal punto di vista fotovoltaico sono gli “accettori non fullerenici” (così chiamati per distinguerli dai più robusti ma meno efficienti “accettori di fullereni”); in particolare quelli contenti zolfo possono raggiungere efficienze intorno al 18%, pari a quelle del silicio.

“Gli accettori non fullerenici determinano  una resa molto elevata, ma contengono legami deboli che si dissociano facilmente sotto fotoni ad alta energia, in particolare i fotoni ultravioletti”, ha affermato Yongxi Li, ricercatore e primo autore dell’articolo su Nature Communications .

Studiando la natura del degrado in questa tecnologia, il team ha capito come risolvere il problema in poche mosse. Per prima cosa ha bloccato la luce UV aggiungendo uno strato di ossido di zinco, un comune ingrediente delle creme di protezione solare. Sfortunatamente, questo elemento mette a rischio la già fragile struttura dell’assorbitore organico. Ecco perché gli scienziati hanno inserito anche due strati tampone su entrambe le facce del materiale organico, uno a base di carbonio chiamato IC-SAM e uno a base di fullerene (C70).

Le nuove celle solari trasparenti così sintetizzate hanno dato ottimi risultati. Durante i test, con diverse intensità di luce solare simulata – da un sole fino a 27 soli e temperature di 150 gradi Fahrenheit – le prestazioni si sono mantenute costanti. E le estrapolazioni hanno calcolato che l’efficienza rimarrebbe sopra l’80% di quella iniziale anche dopo 30 anni di funzionamento. Lato modulo, invece, il team ha portato la trasparenza del fotovoltaico al 40%, sicuro di potersi avvicinare ad un 60%. E di elevare la resa sopra il 15%. Inoltre, dal momento che i materiali possono essere preparati come “semplici” liquidi, i costi di produzione dovrebbero essere relativamente bassi.

Da oggi è più facile chiedere gli incentivi per l’autoconsumo collettivo e le Cer

gse

Il Gestore Servizi Energetici ha rimesso a nuovo il portale online tramite cui presentare le istanze di contributi, disciplinate dal Milleproroghe 2019 in attesa del recepimento definitivo della Direttiva RED II.

Procedure semplificate per accedere agli incentivi all’autoconsumo collettivo e nuove funzionalità

(Fotovoltaico.net) – Vita più facile per chi vuole scommettere sull’energia prodotta e condivisa. Da oggi richiedere incentivi per l’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche rinnovabili (Cer) diventa più semplice grazie al nuovo portale online del Gse (Gestore Servizi Energetici). Uno strumento essenziale per la presentazione delle istanze, visto che l’unica modalità ammessa è, appunto, quella informatica. Dal 4 ottobre, il Gestore ha ampliato le funzionalità del portale e ha semplificato la procedura per inviare le richieste.

I contributi economici sono previsti dal Milleproroghe 2019 (dl 30 dicembre 2019, n°162), che con l’articolo 42 bis chiede al ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) di individuare una tariffa incentivante per la remunerazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti nelle due nuove configurazioni ammesse alla valorizzazione energetica rinnovabile, autoconsumo collettivo e Cer. Incentivi che spetta al Gestore erogare, premiando così l’autoconsumo istantaneo e l’utilizzo di sistemi di accumulo.

In una nota stampa, il Gse spiega che il portale è accessibile per “cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni che abbiano già costituito Gruppi di autoconsumo collettivo o Comunità energetiche” che vogliono inviare le istanze preliminari. Gli incentivi, continua il Gestore, “saranno riconosciuti a partire dalla data di presentazione dell’istanza preliminare”, mentre “tutte le nuove richieste potranno essere presentate direttamente sul Portale” appena inaugurato, che si trova nell’Area Clienti del sito internet del Gestore.

Gli incentivi per autoconsumo collettivo e Cer

Gli incentivi per l’autoconsumo collettivo e per le Comunità energetiche rinnovabili sono entrati in vigore il 17 novembre 2020 con decreto apposito del MiSE, che stabilisce delle tariffe incentivanti sotto forma di premio per l’energia elettrica prodotta e condivisa. Autoconsumatori e membri delle Cer ne hanno diritto per un periodo di 20 anni.

Nello specifico, le tariffe sono differenziate a seconda della configurazione di valorizzazione dell’energia pulita e consistono in:

  • 100 euro/MWh per l’impianto di produzione inserito in una configurazione di autoconsumo collettivo,
  • 110 euro/MWh per quegli impianti che concorrono a formare una Comunità energetica rinnovabile.

C’è poi un’ulteriore distinzione da fare nel mondo degli incentivi per l’autoconsumo collettivo. Infatti, gli enti territoriali e locali non hanno la possibilità di cumulare questi premi con altre misure incentivanti. Al contrario, per tutti gli altri prosumer queste tariffe sono compatibili con le detrazioni per la riqualificazione energetica del 110%.

Ulteriori aggiustamenti arriveranno con il recepimento definitivo della direttiva UE sulle energie rinnovabili, come spiega ancora il Gestore: “Lo schema di Decreto Legislativo di recepimento della Direttiva RED II, si pone come obiettivo quello di accelerare il percorso di transizione energetica, anche con la diffusione su larga scala delle Comunità energetiche. In base alle novità che saranno introdotte dal Dlgs, il GSE aggiornerà le regole tecniche per sostenere ulteriormente i gruppi di autoconsumatori”.

Dai pannelli solari sui tetti fino al 50% della domanda di energia

moduli fotovoltaico

Uno studio di un’università di Cork mostra  che coi pannelli fotovoltaici sui tetti potrebbe essere soddisfatta fino al 49% della domanda di energia globale e il quadruplo della domanda di energia domestica

Entro il 2050, i pannelli solari sui tetti degli edifici potrebbero fornire dal 25 al 49% della domanda di energia. Uno studio in tal senso è stato condotto dai ricercatori del SFI Research Centre for Energy, Climate and Marine in University College di Cork in Irlanda. In collaborazione con altri istituti internazionali.

Il calcolo è stato eseguito tenendo presente le ultime tecnologie disponibili, che oltre a un miglioramento dell’efficienza hanno anche portato a riduzione dei costi di installazione e di operatività. Che però rimangono ancora alti.

Con un algoritmo, gli autori dello studio hanno mappato 130 milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre identificando 0,2 chilometri quadrati ricoperti da edifici. Poi quest’ultima superficie è stata analizzata per quantificare il potenziale di energia generata se tali ci fossero pannelli solari sui tetti.

Il risultato? Si potrebbero ottenere 27 petawattora ogni anno (ossia 27 milioni di miliardi di watt), a un costo compreso tra i 40 e i 280 megawattora. Il maggior beneficio si avrebbe in Asia, nord America ed Europa. I costi minori sarebbero in India e in Cina, mentre i più elevati sarebbero in Usa e nel Regno Unito.

Per capire l’importanza di questo numero con 15 zeri basti pensare che le abitazioni consumano oggi circa 6 petawattora ogni anno. Ossia se ne produrrebbe 4 volte in più rispetto al fabbisogno domestico.

Altro punto importante: gli autori ritengono che il potenziale generato dai pannelli solari sui tetti sarebbe superiore al consumo globale di energia dell’intero 2018. Tutto risolto, allora? Non esattamente: il futuro potenziale di questo sistema, dicono, dipenderà dallo sviluppo delle tecnologia di immagazzinamento dell’energia solare. E dai relativi costi.

Intanto negli ultimi anni i moduli fotovoltaici su coperture domestiche, commerciali e industriali sono aumentati. Basti pensare che tra il 2006 e il 2018 la capacità installata è passata da 2,5 a 113 GW. Una impennata che ha fatto sì che oggi questo segmento rappresenta il 40% della capacità solare installata nel mondo.

“Il nostro studio dà informazioni importanti per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile” spiegano gli autori. “Come prima cosa, si evince che il 55% del potenziale globale dei tetti fotovoltaici è diffuso in aree a bassa densità di popolazione”.

Link allo studio, pubblicato su “Nature”https://www.nature.com/articles/s41467-021-25720-2

MODULI FOTOVOLTAICI, L’EUROPA È PIÙ GREEN DELLA CINA

moduli bifacciali

Non tutti i moduli fotovoltaici sono davvero verdi. Uno studio delFraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE dimostra che quelli prodotti nell’Unione Europea producono il 40% di CO2 in meno rispetto a quelli fabbricati in Cina. Un’ottima ragione per creare in tempi brevi una catena di produzione del fotovoltaico in Europa

Una domanda che molti si pongono è se il fotovoltaico sia davvero una scelta energetica verde e se tutti i moduli fotovoltaici siano tra loro equivalenti. Se è vero che i moduli fotovoltaici convertono la luce solare in elettricità senza emettere CO2; ne generano però nelle fasi di produzione, trasporto e fine vita del modulo.

La risposta viene da uno studio delFraunhofer Institute for Solar Energy Systems ISE. I ricercatori hanno calcolato l’impronta di CO2 di sei moduli fotovoltaici in silicio monocristallino fabbricati in Cina, Germania e Unione Europea, di un modulo con laminato in lamina di vetro e uno con laminato vetro-vetro.

Com’è green l’Unione Europea

Il risultato a cui sono giunti i ricercatori indica che i moduli fotovoltaici in silicio fabbricati nell’Unione Europea producono il 40% di CO2 in meno rispetto a quelli fabbricati in Cina.

Dall’analisi di Fraunhofer ISE è emerso un altro dato interessante. I moduli fotovoltaici in vetro-vetro senza cornice emettono dal 7,5 al 12,5% in meno di CO2 durante la produzione rispetto ai moduli in lamina di vetro, a prescindere dal luogo di produzione. La ragione va ricercata nel fatto che i moduli in vetro-vetro non richiedono un telaio in alluminio, che è molto energivoro da produrre.

Inoltre, i moduli in vetro-vetro hanno una durata maggiore e un degrado annuale inferiore rispetto quelli con un film, il che migliora ulteriormente la loro impronta di carbonio. I ricercatori hanno calcolato che, in termini di kilowattora generati, i moduli in vetro-vetro senza telaio producono dal 22 al 27% in meno di emissioni di CO2 rispetto a quelli in lamina di vetro.

Minori emissioni dovute anche al mix energetico

Purtroppo ancora pochi produttori optano per i moduli in vetro-vetro senza telaio, ma la buona notizia è che negli ultimi anni l’impronta di carbonio dei moduli fotovoltaici è migliorata di circa l’80%. «Questo è dovuto al miglioramento nella resa del silicio, nei processi di produzione dell’efficienza dei moduli fotovoltaici e nell’intensitàdi CO2 della generazione di energia», spiega Holger Neuhaus, capo del Dipartimento di Tecnologia dei Moduli di Fraunhofer ISE.

Secondo lo studio di Fraunhofer ISE le minori emissioni potrebbero dipendere sia dal mix energetico dei diversi Paesi che dalle minori emissioni generate durante il trasporto. Il vero risparmio di CO2 si ottiene nelle fasi di produzione, quando la quota di energia necessaria varia dal 50 al 63%. Le emissioni derivate dal trasporto dalla Cina nell’Unione Europea si aggirano intorno al 3%.

Incentiviamo la produzione in Europa

La Cina ha una posizione dominante sul mercato: nel 2019 ha prodotto il 68% del polisilicio, il 96% di tutti i wafer, il 76% di tutte le celle solari e il 71% di tutti i moduli fotovoltaici.

Dati alla mano, afferma Andreas Bett, direttore di Fraunhofer ISE, «le emissioni di CO2 significativamente più basse durante la produzione e il forte aumento della domanda di moduli fotovoltaici più rispettosi del clima in tutto il mondo spingono a impegnarsi per creare in tempi brevi una catena di produzione del fotovoltaico in Europa».

ACEA Pinerolese: progetto Energheia e il suo modello di transizione energetica

acea pinerolese

49° settimana Sociale dei Cattolici Italiani a Taranto: quella pinerolese è una della quattro “buone pratiche” scelte a livello nazionale e presentate dalla pastorale sociale e del lavoro della diocesi di pinerolo.

Taranto 22 ottobre 2021  – “Il pianeta che speriamo, Ambiente, lavoro, futuro #Tuttoèconnesso” è questo il tema della 49 Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che è in corso di svolgimento a Taranto, nel corso della quale Acea Energia Nuove, azienda pubblica Pinerolese di proprietà di 47 comuni, è stata chiamata a presentare il proprio modello con il suo Amministratore Unico Francesco Carcioffo come “Buona Pratica” nazionale della Diocesi di Pinerolo, una della quattro scelte in tutta Italia, per le sue numerose iniziative sul fronte della transizione energetica tra le quali il Progetto Energheia,

Acea Energie Nuove, di recente premiata Ambasciatrice dell’Economia Sociale 2021 al Festival dell’Economia Sociale a Firenze, ha presentato il proprio modello di transizione energetica all’evento delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, a cui hanno partecipato tutte le Diocesi Italiane, esperti nazionali e internazionali oltre che membri del Governo.

Il progetto Energheia (www.progettoenergheia.it ), sviluppato da Acea Pinerolese con la collaborazione degli importanti partner Tecnozenith e l’Energy Center del Politecnico di Torino, dimostra come la costituzione di Comunità energetiche condominiali in Italia e l’autoconsumo collettivo siano una realtà concreta e alla portata di mano per milioni di italiani e per tutta la nazione e non a caso è stato presentato nel corso dell’incontro “Le buone pratiche costruiscono il pianeta che vogliamo condotto dall’economista LeonardoBecchettimembro del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali.

Una svolta quella pinerolese che guarda e vuole ispirare una diffusione su larga scala dell’autoconsumo collettivo come strumento per perseguire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, per favorire l’inclusione sociale dove le comunità energetiche

sono comunità che condividono valori sociali e ambientali ed è possibile per il cittadino giocare un ruolo attivo nella Transizione Energetica e nella Green Economy.

Il primo Condominio Autoconsumatore Collettivo operativo d’Italia realizzato a Pinerolo da Acea, ha rappresentato un passo avanti importante verso la transizione energetica

Un condominio che è “democase” del progetto europeo, nell’ambito di Horizon 2020, denominato Buildheat, ed è il primo autoconsumatore collettivo d’Italia. E’ praticamente autonomo quanto a fabbisogno di energia elettrica e riscaldamento/raffrescamento in quanto per il 90% autoconsuma quanto prodotto dall’impianto fotovoltaico e dal solare termico. Un edificio isolato mediante la tecnologia della facciata ventilata.

Si compie un passo avanti nel percorso intrapreso verso la diffusione delle comunità energetiche: quello di Pinerolo è il primo condominio autoconsumatore collettivo d’Italia, un esempio senza precedenti nel nostro Paese, che apre prospettive fino a poco tempo fa inimmaginabili in termini di risparmi nella bolletta energetica, se si pensa che in Italia ci sono 1.200.000 condomini, all’interno dei quali vivono 20 milioni di persone. Un risparmio che dalla bolletta si allarga a livello nazionale perché più energia rinnovabile viene prodotta, autoconsumata e condivisa più si abbassano i costi dell’energia e i costi strutturali di sistema, che grazie alle comunità possono essere abbattuti in maniera considerevole. L’esperienza del condominio di Pinerolo dimostra quanto sia semplice realizzare una comunità energetica e quanto siano reali le opportunità e i benefici per i territori. Cogliere queste opportunità significa rivoluzionare il sistema energetico del nostro Paese, spostando il baricentro della produzione e consumo di energia sul territorio, sulle comunità locali, sulle piccole imprese, con vantaggi collettivi per tutti.

Con questi modelli di business innovativi si vuole orientare l’obiettivo alla creazione di valore economico, sociale e ambientale, al contrasto della povertà energetica attraverso logiche di equa redistribuzione locale dei vantaggi derivanti dalla Transizione Energetica. Una svolta energetica, equa e sociale  possibile e replicabile nello spirito della Laudato Sì” – ha detto l’Ing. Carcioffo AU di Acea Energie Nuove

Oltre 50mila i sistemi di accumulo in Italia!

accumulo residenziale

Crescita importante Sda: Superbonus 110% supporto strutturale

(Fotovoltaico.net) – Il superbonus ha accelerato l’installazione di nuovi impianti che comprendono l’accumulo domestico, quest’ultimo cresce del 61% nel secondo trimestre 2021, con una prevalenza assoluta del segmento residenziale.

La “fotografia” arriva da Federazione Anie, che grazie al sistema Gaudì di Terna, riesce a darci una panoramica aggiornata del settore. 

Sistemi di accumulo in Italia

Al 30 giugno 2021 risultano installati ben 50.442 sistemi di accumulo (SdA), per una potenza complessiva di 252 MW e una capacità massima di 405 MWh. A questi si devono aggiungere gli impianti di Terna per complessivi 60 MW e 250 MWh.

La tecnologia più diffusa è quella a base Litio (97% circa del totale) seguita dal Piombo (2,7% circa). Si registrano 61 batterie a volano (0,1%) e 54 supercondensatori (0,1%).

In questo contesto le regioni del nord fanno la parte del leone. La Lombardia si attesta come la regione con il maggior numero di sistemi installati (63 MW di potenza e una capacità di 107 MWh), è seguita dal Veneto (39 MW e 68 MWh), dall’Emilia Romagna (28 MW e 44 MWh) e dal Piemonte (27 MW e 37 MWh).

La crescita del 2021

Le installazioni di energy storage in Italia, hanno continuato a crescere su tutti i fronti. Numero di impianti, potenza e capacità di accumulo crescono, nel 2021, rispettivamente del 100%, 128% e 153%, rispetto al primo semestre del 2020.

Cresce anche la taglia di potenza degli impianti fotovoltaici residenziali: nel secondo trimestre 2021 si registra infatti un +8% di impianti fotovoltaici di taglia compresa tra 6 e 10 kW rispetto al primo trimestre 2021 e addirittura un +18% rispetto all’ultimo trimestre 2020, “segno evidente del processo di elettrificazione dei fabbisogni energetici degli edifici”.

Mentre tutte le regioni fanno segnare un trend positivo, si consolida anche la preferenza per la configurazione di produzione in corrente continua (77%).

Coclusioni

L’ ANIE Federazione conclude dicendo che, visto il ruolo importante rivestito dal Superbonus 110% rispetto alla crescita degli impianti (in media +70% di installazioni, potenza e capacità nel secondo trimestre 21, rispetto al primo), “ritiene che si debba prevedere un utilizzo strutturale di suddetto meccanismo”.

Raccomandazioni

I SdA di media/grande taglia stentano a decollare. Oltre alla necessaria accelerazione degli iter autorizzativi, il mercato ha bisogno di:

  • visibilità sulle diverse fasi che porteranno alla riforma del mercato dei servizi di dispacciamento (MSD) ed auspica che ARERA ne pubblichi un cronoprogramma, anche perché gli interventi regolatori impatteranno sui contratti tra gli shareholders di mercato;
  • un supporto economico così come previsto nello schema di decreto legislativo per il recepimento della direttiva (UE) 2019/944 relativa al mercato interno dell’energia elettrica, anche laddove è previsto l’accoppiamento alle fonti rinnovabili, come da decreto legislativo per il recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 relativa alle fonti rinnovabili, al fine di massimizzare l’utilizzo dell’energia green,di favorirne l’integrazione nei mercati dell’energia elettrica e dei servizi ancillari, e di assicurare la maggiore flessibilità del sistema;
  • un’evoluzione del mercato per la remunerazione della disponibilità di capacità produttiva (cosiddetto Capacity Market) che lo renda più in grado di sostenere economicamente il fabbisogno di accumulo del sistema elettrico italiano.

Deficit al 2023: “È doveroso sottolineare che siamo ben lontani dagli obiettivi fissati dal PNIEC al 2023 con 1.000 MW di storage centralizzato, suddivisi tra elettrochimico e pompaggio: abbiamo raggiunto lo 0,5% dell’obiettivo.”

Il progetto Rolling Solar porta le strade solari ad un nuovo livello

Nuova chance per le pavimentazioni fotovoltaiche. Nei Paesi Bassi si sta testando un’innovativo prototipo di strada solare basata su celle in CIGS – ossia “(di)seleniuro di rame indio gallio – anziché in silicio. A condurre tale sperimentazione è l’ambizioso Rolling Solar, progetto europeo lanciato da un consorzio di ricercatori e imprenditori olandesi, tedeschi e belgi e coordinato da TNO.

L’iniziativa ha un preciso obiettivo: consentire a produttori e imprese edili locali di integrare la tecnologia fotovoltaica nell’infrastruttura pubblica ad un costo accessibile. E ottenendo in cambio un reale vantaggio energetico, con una produzione duratura ed efficiente. Un elemento scontato non scontato.

Il fallimento della strada fotovoltaica francese

L’idea di integrare i muduli nel manto stradale ha parecchi anni alle spalle, ma non sempre i progetti realizzati hanno dato i risultati sperati. Prova ne è la strada solare inaugurata in Normandia nel 2016, pilota di un più ampio progetto del Governo francese per solarizzare 1.000 km di autostrade. Tre anni dopo il lancio, il sogno di Parigi è andato in pezzi. Letteralmente.

I primi 2.800 mq di moduli fotovoltaici testati si sono rovinati, staccati e scheggiati, presentando diversi danni non riparabili a causa del passaggio di veicoli pesanti e dei temporali. Non solo. Nel primo anno, quando l’impianto era ancora relativamente integro, ha generato circa la metà della resa prevista, pari a 150.000 kWh; per poi scendere a 78mila nel 2018 e a 38mila nel 2019. Un fallimento su tutta la linea.

Rolling solar, la nuova generazione di manti solari

Tuttavia ciò non scoraggia minimamente il consorzio Rolling Solar. Non solo la premessa è differente – l’iniziativa mira a piste ciclabili e pedonli e non strade urbane e autostrade – ma cambia anche la tecnologia alla base della strada solare.

Le prime generazioni di celle fotovoltaiche integrate nella pavimentazione erano costituite da silicio cristallino, semiconduttore ancora relativamente costoso. E i cui moduli richiedono uno strato protettivo e un assemblaggio in loco abbastanza dispendioso in termini di tempo.

Sul suolo del campus Brightlands Chemelot di Geleen, Rolling Solar sta testando anche uno speciale laminato in film sottile a base di CIGS, creato da Solliance. Il fotovoltaico thin film dovrebbe essere meno vulnerabile all’usura, più flessibile e più facile da integrare nel manto stradale. 

Silicio e CIGS a confronto

Nell’esperimento le prestazioni del fotovoltaico in CIGS vengono confrontate con quelle del silicio misurando la produzione di energia, nonché gli effetti del freddo e del caldo, dell’umidità, del traffico e di altri fattori. Le prove forniranno anche molte informazioni sull’incollaggio degli strati nella costruzione, sul cablaggio e i connettori.

“Germania, Belgio e Paesi Bassi sono collegati internamente da un totale di 1 milione di chilometri di strade”, si legge sul sito dell’iniziativa. “Questo rappresenta una vasta area edificata che può essere utilizzata per la generazione di energia rinnovabile integrando le celle solari nelle pavimentazioni e nell’arredo stradale […] Ad esempio, il fotovoltaico integrato in tutti i 35.000 km di strada ciclabile olandese genererebbe 15 TWh di elettricità all’anno. Equivalenti a una riduzione di CO2 dell’ordine di 5 milioni di tonnellate l’anno”.

Investimenti rinnovabili, Italia 13esima nel mondo per attrattività

fotovoltaico

Quai sono i paesi più attraenti per gli investimenti rinnovabili? Quali mercati offrono le maggiori opportunità di implementazione catalizzando i volumi finanziari più grandi? A rispondere a queste domande è come di consueto il Renewable Energy Country Attrattiva Index (RECAI), l’indice creato da EY che due volte l’anno aggiorna il suo andamento.

La nuova pubblicazione, uscita proprio in questi giorni, mostra come, nonostante la crisi pandemica, a livello mondiale gli investimenti rinnovabili siano cresciuti del 2% nel 2020. Mentre le installazioni sono aumentate del 45% rispetto al 2019, segnalando il tasso di crescita più veloce negli ultimi vent’anni.

Ma soprattutto premia premia ancora volta gli Stati Uniti, dal report di maggio 2020 al vertice della classifica RECAI; e prevede un ulteriore consolidamento della posizione USA sotto le nuove politiche verdi del presidente Biden. Seguono la Cina e l’India, confermando rispettivamente un secondo e terzo posto grazie al mantenimento delle loro condizioni normative e di investimento favorevoli. Balzo in avanti invece per la Francia: nell’Indice di novembre 2020 era settima, oggi è quarta. Parte del merito va alla mappatura delle zone eoliche offshore dove Parigi intende realizzare tramite aste 750 MW galleggianti. Più sotto il Regno Unito e la Germania, che si sono scambiati di posto in questi ultimi sei mesi. Quindi l’Australia, il Giappone, il Brasile e la Spagna.

Investimenti rinnovabili, Italia tra nodi e potenzialità

E l’Italia? Per incontrarla si deve scorrere la classifica RECAI fino alla 13esima posizione. In realtà si tratta di un passo avanti, avendo lasciato il 15° posto appena sei mesi fa. Un avanzamento attribuibile ai nuovi obiettivi verdi nazionali e al sostengo infuso al settore nel piano di ripresa (PNRR).

“Siamo di fronte a un momento cruciale per accelerare la transizione energetica del Paese”, commenta Giacomo Chiavari, EY Europe West Strategy and Transaction Energy Leader. “Ma per farlo è necessario consolidare e abilitare i driver di breve e lungo periodo in grado di incrementare lo sviluppo di energia prodotta a partire da fonti rinnovabili”. In questo contesto EY suggerisce alcuni settori dove concentrare l’azione per accelerare l’adozione dell’idrogeno verde in Italia. A partire ovviamente dalla riduzione dei costi partendo da un’evoluzione delle tecniche di produzione e delle economie di scala. E nel breve termine dallo sviluppo di aree di rifornimento per collegare un fascio di punti di consumo con uno o più punti di produzione previsioni. “Come terzo aspetto, risulta essenziale armonizzare la regolamentazione e gli incentivi in materia di idrogeno verde come realizzato nell’ambito del solare e dell’eolico che hanno raggiunto la grid parity in 20 anni”.

Mille miliardi per sviluppare l’energia fotovoltaica nei Paesi del sole

solar panel

L’energia fotovoltaica è destinata a essere la fonte elettrica più economica con cui creare nuova capacità. In alcuni paesi, in realtà, lo è già. In altri lo diventerà a breve e in altri ancora è necessario un supporto strutturale. Supporto che arriva oggi dalla nuova partnership tra Bloomberg Philanthropies e l’International Solar Alliance (ISA), l’alleanza di 124 Nazioni che si trovano il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno. La nuova intesa mira a mobilitare mille miliardi di dollari in investimenti nell’energia fotovoltaica all’interno degli Stati membri dell’ISA. Nel dettaglio le due organizzazioni collaboreranno con il World Resources Institute (WRI) per sviluppare un’agenda d’azioni e una tabella di marcia per gli investimenti solari, che saranno lanciate rispettivamente alla COP26 e nel 2022.

“La domanda energetica mondiale è in rapido aumento, specialmente nei paesi in via di sviluppo; e il prezzo dell’energia solare sta rapidamente diminuendo, ma non ce ne è abbastanza”, ha affermato Michael R. Bloomberg, inviato speciale degli USA per il clima e fondatore di Bloomberg Philanthropies. “La soluzione a ciò richiede più collaborazione tra i settori pubblico e privato e più dati per identificare sfide e opportunità. Ed entrambi questi elementi saranno al centro di questo sforzo”

Un recente rapporto ha evidenziato come la domanda di elettricità dovrebbe triplicare in 75 dei 124 Paesi ISA nei prossimi tre decenni. Di pari passo, il costo del solare su larga scala dovrebbe scendere di quasi il 20% nei prossimi cinque anni. Ma per sfruttare i benefici del fotovoltaico e aiutare le persone a uscire dalla povertà energetica, sono necessari ingenti investimenti privati e i giusti quadri politici. Le due realtà lavoreranno insieme per garantire che Stati membri e partner dell’Alleanza concordino i percorsi necessari a catalizzare mille miliardi di dollari nell’energia solare entro il 2030.

“Quando il governo indiano ha lanciato l’International Solar Alliance, abbiamo riconosciuto l’incredibile ruolo che il fotovoltaico può svolgere nella decarbonizzazione delle economie e nella lotta alla povertà energetica”, ha aggiunto RK Singh, ministro indiano dell’Energia. “È chiaro che sono necessari più investimenti per accelerare questi vantaggi e la partnership di oggi aprirà la strada per arrivarci”